Si chiamano consulenze.
In pratica sono quelle che il docente ( io) faccio nelle sedute del laboratorio di scrittura.
Aggirandomi fra i banchi nel ( quasi) silenzio del mio istituto professionale noto e annoto. Mi avvicino, sfioro spalle, guardo occhi, domando e ascolto. Difficile resistere a quelli che ti chiamano sempre. Devo curare tutti, anche i timidi.
Oggi ho provato a dare risposte a problemi diversi.
Ho costruito prima sulla lavagna la cassetta degli attrezzi del poeta ( tutte ML già svolte). Siamo meccanici, in fondo.
Poi ho ragionato con uno studente che “non riesce a scrivere” , uno che ha scritto tre poesie diverse ma ricomincia sempre da capo, uno che sta facendo un grandissimo lavoro di revisione, puntuale e accurato.
Al primo ho consigliato di rivedere di nuovo tutti gli attivatori e provare a fare un film nella testa di quello che vede e vuole trasmettere con la sua poesia. Lavora sul tema e sulla focalizzazione.
Ad A. che butta giù testi ma non è mai contento ho detto chiaramente che la poesia precedente era centrata e che poteva lavorare su quella. Poi mi ha fatto leggere lo schema “Semi non cocomeri” sull’Etiopia, il suo paese. E ho convenuto che pure lì c’era materiale bellissimo.
Con P. che non sapeva decidersi ho adottato il sistema di leggere la sua composizione nello share time. Un gran silenzio e sull’ultimo verso “ Qui non si capisce. Che vuoi dire?”
P. conferma di avere ancora qualcosa da limare e di voler cambiare metafora. Occhiali del lettore, si chiamano.
Mentre questo succede G. spontaneamente si alza e gira tra i banchi. “Do qualche consiglio prof. Io ho finito” Ha inventato da solo la consulenza tra pari. Nemmeno l’avevo ancora introdotta.
Ecco. Il mio giorno da IWT è finito.
Non tanto prodotto, ma
molto percorso.
Fai un grande lavoro e i tuoi allievi sentono quanto ci credi e ti rispondono.
Magnifico
Brava. Bravi tutti