Poverina

Michele Serra ci ha da poco insegnato come ignoranza e maleducazione siano appannaggio di una classe sociale da lui chiamata “i poveri” e come questa classe iscriva i suoi figli a scuola negli istituti professionali. Ci ha appena detto che quindi gli atti di violenza contro i docenti sono normali in questi istituti perché appunto dai “poveri” frequentati. Nei Licei invece, sempre secondo Serra, dove i poveri non ci vanno, tali atti non ci sono, non esistono.

Alcuni giorni dopo la benemerita prof.ssa Mastrocola ci illustra che ci vuole la giusta punizione per questi poveri e maleducati. E dice pure che manca l’autorità che, a suo giudizio, garantirebbe il rispetto dovuto alla nostra categoria, quello che c’era una volta prima dell’avvento del web e dei social. La bella scuola di una volta. Poi tutto è andato perduto.

Poveri, autorità, punizione.

Parole che non hanno nulla a che vedere con il mio modo di stare a scuola e con la scuola che vedo io.

Sì, sono una “poverina”. Così mi ha detto una collega quando ha saputo che io avevo ottenuto il ruolo alle professionali, appunto. Ignorava la collega che nell’elenco delle scuole di mia preferenza figurava per primo proprio quell’istituto. Io ho scelto dunque di lavorare deliberatamente nella scuola dei poveri e dei maleducati.

In secondo luogo lavoro in quell’istituto dove secondo tutti i media e la prof.ssa Mastrocola si svela l’inghippo : la mancanza di AUTORITÀ dei docenti. E dove, sempre a suo dire, quindi, occorre punire.

Non so se la sig.ra Mastrocola abbia mai varcato la soglia di un istituto professionale, il sig. Serra sicuramente no. A parte questo piccolo particolare, dopo tre anni di difficile lavoro ( perché è difficile, a prescindere) posso affermare però quanto segue.

I miei studenti sono maleducati ? Sì a volte, non sempre e non con tutti i docenti. Sono più maleducati e violenti di quelli di altri istituti? No, nella maniera più assoluta. Anzi. Per la mia esperienza sono quelli che sbottano e urlano ma poi chiedono scusa, che ti rincorrono nei corridoi per farlo, che per strada non si girano altrove per non salutarti. I miei studenti sono veri. Quello sì. Non fingono. Se ti devono dire qualcosa lo dicono. A volte sguaiatamente. Ma poi si ragiona e tutto finisce lì.

“Eh” mi dicono “fai presto tu… non tutti i docenti sono come te!”. Vero. Infatti non è affatto questione di autorità ma di autorevolezza. E quella purtroppo o ce l’hai o devi cambiar mestiere. È dura a sentirselo dire, ma è così. Non è l’autorità che manca ( non a me che l’ho sperimentata in quella scuola che tanti rimpiangono) ma l’autorevolezza. E non c’entra nulla il web. O meglio c’entra se mai come assente, grande assente. Non si tiene la vita fuori dalla scuola, se non a rischio che questa muoia, appassisca da sola e secchi.

La parola punizione mi fa rabbrividire. Punire. Io devo insegnare, mostrare vie, cercare bellezza, sviluppare pensiero critico. Non punire. Non lavoro in un riformatorio. Il mio compito è educare, condurre fuori da ognuno il meglio. Chi ha subito punizioni sa che non educano mai.

Ho lavorato anche altrove, ma ho scelto di stare qui, fra i barbari. A me piacciono i miei ragazzi. Mi piacciono le viti storte ( come dice Recalcati), non mi sento vittima di nessuno. Mi sento spesso sola questo sì. Ma questo è implicito nel mio lavoro. Spesso soli e mal ricompensati, forse proprio perché quelli come Serra e la Mastrocola ci fanno un cattivo servizio.

La scuola deve guidare il progresso, stare davanti, non dietro. Davanti con solide radici, ma davanti. Non servono punizioni. Serve il mondo con la sua complessità e le sue sfide. Il mondo di cui noi non dobbiamo mai avere paura.

About sabinaminuto

Insegno lettere nella scuola secondaria di II grado, a Savona, a metà strada tra il mare e le montagne. Collaboro con il gruppo IWT, per cui sono anche formatrice. Mi interesso di teatro sociale con T21. Viaggio. Scrivo.
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