E’ l’immagine che è pesante, immobile, caparbia (ed è per questo che la società si basa su di essa), e invece io sono leggero, diviso, disperso.
R. Barthes, La camera chiara
Non potevo non citarla. Da http://speculummaius.wordpress.com/
E’ l’immagine che è pesante, immobile, caparbia (ed è per questo che la società si basa su di essa), e invece io sono leggero, diviso, disperso.
R. Barthes, La camera chiara
Non potevo non citarla. Da http://speculummaius.wordpress.com/
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Insomma vorrei che la mia immagine coincidesse sempre con il mio mutevole Io.
E io non potevo non mettere il like 😉
So che la mia opinione è minoritaria.
Non è vero (rimanendo sostanzialmente valido il libro di Barthes) che la società si basa sull’immagine. La società, tutt’oggi, si basa sulla parola. Le maggioranze, infatti, non ragionano, obbediscono; e non si obbedisce ad un’immagine ma alle parole. Io insegno Arte nella secondaria di primo grado e, per eswperienza, so che se l’evidenza di un’immagine smentisce un’affermazione, la stragrande maggioranza dei ragazzi, tranne i pochi che sono più coinvolti da me anziché da materie “maggioritarie”, sceglie l’affermazione verbale in barba ad ogni evidenza.
Questo, purtroppo, funziona anche da grandi: l’immagine di un ciuco che vola può essere divertente, ma l’affermazione che i ciuchi volano, specialmente se viene da una vonte autorevole, può essere vera.
Forse Barthes si riferiva all’esteriorità in generale, al voler apparire e non all’essere. In ogni caso non sono proprio sicura di quello che tu dici: la potenza ammaliatrice delle immagini , almeno quelle che invadono i media, sugli studenti é molto più forte che quella delle parole. Queste ultime scivolano veloci, non trasmettono più come facevano a noi, a me almeno. Il rapporto che essi hanno con la parola è volatile e fugace, spesso le hanno solo ascoltate senza mai usarle o vederle scritte. Le hanno solo annusate, senza assaggiarle dunque le usano a sproposito e le scrivono scorrettamente. Non le ricordano o le dimenticano subito. Le immagini invece, veicolate dai “loro” strumenti, permangono eccome. Hai mai pensato alle foto di cui fanno un uso abnorme su facebook? Non è questo il loro modo per comunicare ciò che non scrivono più? Certo la sintassi dell’immagine é a loro ignota, non sanno leggerle, come non leggono le parole, ma di certo le usano per comunicare, almeno quelle emozioni a cui noi adulti spesso non diamo né spazio né luogo.
( insegno una materia maggioritaria, come dici tu, si vede? 😉 )
E’ vero, usano male sia le parolòe che le immagini (non tutti). D’altronde, è vero che, quando imbrattano i muri, con le immagini sono capaci di fare vere e proprie opere d’arte, con le parole fanno pietà.
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