Camminare con piede leggero.

La storia dell’orologio, le parole di Lincoln, l’educazione fast food, la poesia di Yeats, la vicenda del pompiere.
Vorrei anche io avere con i miei studenti la stessa potenza comunicativa.
Grazie, Sir Ken Robinson

About sabinaminuto

Insegno lettere nella scuola secondaria di II grado, a Savona, a metà strada tra il mare e le montagne. Collaboro con il gruppo IWT, per cui sono anche formatrice. Mi interesso di teatro sociale con T21. Viaggio. Scrivo.
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5 Responses to Camminare con piede leggero.

  1. maestro ale says:

    Molto interessante. Lo riposto sul mio blog.

  2. Bellissimo: grazie, Sabina.
    “Tread softly because you tread on my dreams” (Cammina leggera, perché cammini sui miei sogni), il verso di Yeats che Robinson cita alla fine, mi ricorda sempre quell’altro di Pope: “…For Fools rush in where Angels fear to tread.” (Perché gli imbecilli si precipitano laddove gli angeli temono di mettere il piede – da An Essay on Criticism).
    E quello di Pope si adatterebbe abbastanza bene a certe decisioni governative in campo educativo, no?

    Saltando di palo in frasca: giocando con il link per il download nel video, ho visto che consente di scaricarne una copia mp4 con i sottotitoli della lingua che si vuole incisi nel video. E questo è una gran bella cosa per scuole dove ci sono studenti che non hanno una connessione internet a casa, o solo una scadente.
    Però questo mi riesce soltanto sul MacBook: col tablet Android riesco soltanto a scaricare il video senza sottotitoli. Com’è sugli iPad, che sembrano lo strumento promosso dal MIUR? Cioè sarebbe possibile scaricare il video con sottotitoli incisi su un PC o un Mac, poi condividerlo con gli iPad degli studenti tramite iTunes, forse? (scusa: sono un’utente Mac dal 1983, però sono allergica a tutte le applicazioni I- della Apple, quindi non apro iTunes dal 2006).

    Ciao

    Claude

  3. Daniele says:

    Io mi trovo benissimo col modo di pensare di questo tizio. Infatti ho elaborato una programmazione molto flessibile, in modo che sia adattabile a più alunni possibile, anche in sede di valutazione. Ma, nonostante insista che le “doti” (termine fuorviante e intrappolante che trova la sua forza solo nel luogo comune) ce le abbiamo tutti, perché il nostro cervello le ha sviluppate con l’evoluzione, c’è sempre qualcuno che rifiuta di lavorare. Per quest’ultimi, la cui valutazione resta comunque insufficiente, cerco di trovare il tempo per ascoltare quello che li appassiona (meccanica, elettrotecnica, matemetica,qualche sport…). Non lo chiedo mai: sono loro che ci tengono a mostrare i propri punti di forza. Quando mi vengono a trovare a scuola l’anno dopo, oppure si fermano a parlare con me per la strada o al supermercato, mi rendo conto che con il rapporto umano si è comunque salvato l’aspetto educativo.
    Comunque, non ho potuto fare a meno di notare la naturalezza con cui questo Robinson (non so chi sia) ha usato il termine “sfigato” (naturalmente il suo corrispondente inglese). Prima degli anni ’80 non lo usava nessuno. A proposito di “conformismo”, è l’immissione inconsapevole nel nostro lessico quotidiano di termini nuovi, o precedentemente poco usati, che cambia la cultura. La scena surreale descritta sul colloquio al bimbo di tre anni non sarebbe potuta svolgersi se i genitori non avessero il terrore di avere in famiglia uno “sfigato”.

  4. marco says:

    Adoro Ken Robinson, e questo è uno dei suoi interventi più belli. Se non l’hai letto, ti consiglio il suo “Out of our minds”.

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